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Distrutta, come la più conosciuta Pompei dall’eruzione del 79 d.C., l’antica città di Ercolano si scopre all’improvviso dall’alto, sulla trincea scavata dagli archeologi per riportarla alla luce. La drammatica fine della gente di Ercolano è tornata alla luce poco. Anche se la città era stata scoperta fin dal 1710, e scavata dal 1738, sono stati gli scavi iniziati nel 1980 a raccontare gli ultimi istanti di vita di quasi trecento tra uomini, donne e bambini che credevano di essersi riparati dall’eruzione nelle arcate degli edifici più vicini al porto e alla spiaggia. Che si entri dal vecchio cancello affacciato verso Ercolano moderna, o dal nuovo ingresso, la città con le sue strade lastricate, le sue case ed edifici pubblici appare sul fondo del vasto cratere, profondo una trentina di metri creato nel corso degli scavi dagli archeologi.
L’immagine della città sepolta rende ancora più attuali le parole di Publio Papinio Stazio. “Crederà la generazione ventura degli uomini, quando rinasceranno le messi e rifioriranno questi deserti, che al di sotto dei loro piedi giacciono sotto il peso della terra città e popolazioni, e che gli aviti campi si inabissarono?” Così scrisse nelle Silvae il poeta napoletano che Dante fa comparire accanto a Virgilio nella Divina Commedia.
Ercolano si può raggiungere in treno in 2 ore. Dalla stazione ferroviaria un pullman arriva agli scavi.