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Ai piedi degli Alburni, un piccolo centro in abbandono, tutelato dall’UNESCO, tramanda la storia della vita quotidiana del passato. Roscigno vecchia, si affaccia sulla valle del Sammaro e sorge su una bassa collina, a 574 metri di altezza. Di certo è che furono i pastori, i porcari e i bovari corletani a costruirvi le prime case per accorciare le distanze con i loro poderi. Il suo nome deriva dall’abbondanza di usignoli ( dalla dizione dialettale “russignuolo”) Tra il 1902 e il 1908, in seguito a due ordinanze del Genio Civile, il paese venne abbandonato in seguito ai dissesti geologici. L’abitato fu sgombrato e riedificato qualche chilometro più a monte, dove sorge oggi Roscigno nuova. Quando il paese fu abbandonato, solo Teodora, conosciuta come Dorina, decise di non lasciare il suo paese e la sua casa, fino al suo ultimo respiro, avvenuto qualche anno fa.
La struttura urbanistica non ha subito nessuna contaminazione. Percorrendo i vicoli si ha persino la sensazione di sentire le voci della gente. L’ampia piazza Nicotera era il centro, su cui si affaccaino la chiesa di san Nicola, le botteghe e il dipartirsi dei vicoli. Di particolare interesse è il Museo della civiltà contadina in piazza Nicotera realizzato nei locali restaurati dell’ex canonica e del vecchio municipio.