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Palinuro, nome legato alla commovente vicenda del leggendario nocchiero di Enea cantato da Virgilio nell’immortale Eneide è una delle più importanti località balneari del Cilento: spiagge deliziose, una costa ricca di anfratti e un porticciolo ben attrezzato,dove è possibile affittare barche per visitare le numerose grotte del promontorio. Ma è tutto il mare di Palinuro a stupire per il suo colore intenso e per i suoi fondali meravigliosi, adatti per chi ama le immersioni subacquee.
Palinuro ha diverse spiagge, la più grande, circa 5 km, è quella delle Saline.
Il fondo marino è molto basso e si può uscire circa 100 mt e ci si trova immersi nel mare solo a metà.
Ottimo per bambini.
Tra le grotte marine di Capo Palinuro quella più nota è ”la grotta Azzurra” : lunga 85 metri e larga 90, è situata presso Cala Guarracini e attraversa Punta della Quaglia.
E’ definita cosi per la particolare colorazione dell’acqua derivata da fenomeni di rifrazione che le danno una formidabile tonalità di azzurro: questo fenomeno è generato dalla luce del sole che filtra all’interno della cavità da un cunicolo situato a circa 8 metri di profondità.La grotta Azzurra si caratterizza inoltre per la presenza di sorgenti idrotermali di tipo sulfureo, di colonne stalatto-stagmitiche e colate alabastrine. Al suo interno, particolarmente suggestiva, è una conformazione calcarea che ricorda la testa di un delfino e le formazioni sulle pareti assai simili a delle conchiglie.
Da vedere anche il sito archeologico della Molpa, città posta alla foce di due fiumi storici, il Lambro e il Mingardo, a quota 130 metri sul livello del mare, che fu distrutta da Belisario, generale bizantino, nel 547.
Della città di Molpa restano due ruderi: il castello e la chiesa parrocchiale di S. Giuliano.
Il tratto di costa protetto del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, a sud di Capo Palinuro, è uno dei più belli e integri degli oltre 7500 km della penisola italiana. Tra i gioielli della natura custoditi nel parco, uno dei più preziosi e la primula di Palinuro. Le scogliere direttamente a picco sul mare e le falesie di roccia calcarea di Capo Palinuro, costituiscono l’habitat di elezione di questa rarissima specie endemica. La primula venne descritta accuratamente nel 1787, dal botanico e medico Vincenzo Petagna. Le primule, si sa preferiscono il nord, ma una di esse, forse 2 milioni di anni fa, iniziò un lungo viaggio che la portò al sud. La “signora del nord” sopravvisse alle mutazioni climatiche e ambientali, adattandovisi senza mai mutare. Gli adattamenti della primula vanno dall’avere foglie carnose rivestite da uno strato ceroso che diminuisce il rischio di perdita di umidità per la traspirazione, a un robusto rizoma che, oltre ad assicurare un adeguato ancoraggio insinuandosi nelle fessure tra le rocce, riesce anche ad assorbire acqua in profondità tra le crepe più sottili. E’ la prima pianta a fiorire già nel mese di febbraio.