Le grotte di Pertosa, nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, sono uno dei complessi calcarei più grandi e importanti del Meridione, caratterizzate dalla presenza di un fiume ipogeo navigabile, il Tanagro. Le grotte si snodano per circa 3000 m attraverso cunicoli, caverne e gallerie, straordinari per la bellezza e il candore delle stalattiti e delle stalagmiti. Il primo a parlare delle grotte di Pertosa, dette anche dell’Angelo, fu Leandro Alberti, frate domenicano del XVI sec., nella sua “Descrittione di tutta l’ Italia”. La presenza umana nelle grotte risale al neolitico ( circa 35 mila anni fa).
Successivamente queste stesse caverne furono scelte sia dai Greci che dai Romani per i loro rituali e poi dai Cristiani, che qui pregavano al sicuro. Le grotte si percorrono a bordo di piccole chiatte che conducono a un approdo, dal quale si snodano diverse diramazioni. Il pathos che avvolge i visitatori, durante la traversata in barca, rende immediatamente attori-protagonisti dai passi della Divina Commedia dantesca: anime traghettate da Caronte negli Inferi. Calati ancor più nella parte , se coinvolti nelle rappresentazione dell’Inferno di Dante, quì ambientato, di mattina per le scolaresche e di sera per gli adulti. Questo è anche lo scenario utilizzato da Dario Argento per girare alcune scene del Fantasma dell’Opera.
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